
ART ROCK / POST FOLK

“Maledette rockstar” è uno spigliato rock’n’roll che strizza l’occhio a Loredana Bertè e Ivan Graziani e che infila la lametta dentro una delle più archetipiche delle contraddizioni della musica (non solo) rock: “Maledette rockstar / che mi fate ballare anche se non voglio / che appena mi distraggo un attimo / mi rubate il portafoglio”. Ironia tagliente sull’inganno dello showbiz, ritratta – dal punto di vista dell’ingannata – come vorace di denaro e greve nei modi, la canzone ha la sua arma irresistibile nell’interpretazione vocale di Carmen D’Onofrio, soprano ‘punk’ nel ruolo della ‘rockettara delusa’, capace di alternare registri ai margini opposti, dall’iper-enfatico all’incazzato, senza cedere un briciolo di quel tono tipicamente traslucido, tra il folle e lo stralunato, che è connaturato allo stile-Maisie. Da non perdere neanche il video, tra parodie fieramente poveriste di Lou Reed, Frank Zappa e un fantastico ‘Ducio Battisti’ lasciato a terra dal pullman.
Vincenzo Rossini - Unadimille
La title-track Maledette Rockstar è emblematica con il suo ritornello accattivante e l’energia abrasiva della voce di Carmen D’Onofrio ma non sono da meno in quanto a orecchiabilità e ritmica il power rock Ozzy Ha Un Nuovo Pantalone e il rhythm and blues Sono Sempre I Migliori Che Se Ne Vanno. Music hall che non scende mai nel banale o nella soluzione scontata, a volte sfilacciato, volutamente ridondante ma di un eccesso tanto cerebrale quanto spontaneo, sagace e fantasioso.
Romina Baldoni - Distorsioni
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Impossibile citare tutto il materiale testuale in questa sede, come è impossibile fornire un quadro esauriente di una parte musicale vastissima e schizoide che macina prog, rock, psichedelia, cabaret, elettronica, musica contemporanea, no wave, funk, folk, cantautorato e mille altri generi, grazie anche alla collaborazione, a volte persino in fase di scrittura, di valenti musicisti come Andrea Tich, Antonio Gramentieri, Bruno Dorella, Carmen D’Onofrio, Donato Epiro, Claudio Milano, Fabrizio Modonese Palumbo, Emiliano Rubbi.
Fabrizio Zampighi - Sentireascoltare
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MAISIE
MALEDETTE ROCKSTAR _2018
Dopo 9 anni di silenzio discografico, i Maisie di Cinzia La Fauci, Alberto Scotti, Carmen D'Onofrio e tutti gli altri (ufficialmente a questo giro sono 14) vanno oltre gli sconfinati panorami già spalancati da quel mastodonte che si chiamava "Balera Metropolitana" e lo fanno con un'opera monstre se mai ce n'è stata una; piena di eccessi e depistaggi, ma anche straripante di idee, metafore, suggestioni e lampi di genio come raramente si è ascoltato di recente. E non solo di recente, diciamolo pure.
Federico Savini - Blow Up
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Vi capiterà così d’imbattervi nel manifesto new age di Benvenuti in paradiso, introduzione a un mondo nuovo, libero da ideologie e pieno di opportunità ma dove la pace diventa angoscia e il silenzio quello di un cimitero. Verrete poco dopo schiaffeggiati dalla schizoide e delirante titletreack, singolone pop d’attitudine punk interpretato da un’agguerrita Carmen D’Onofrio che con irriverente furia teatrale da fuoriclasse ci consegna un irresistibile tormentone.
Marco Salanitri - L'Eretico su Marte
BALERA METROPOLITANA_2009

Maisie - video Balera Metropolitana



Maisie - video Balera Metropolitana
Il sound dei Maisie si era già definitivamente consolidato con Morte a 33 giri, raggiungendo un primo vertice per compattezza e riconoscibilità. Ora, con Balera Metropolitana, quel sound si espande in maniera caleidoscopica e abbraccia tutte le influenze a portata di mano, quelle che tutti ascoltiamo e abbiamo ascoltato: ogni canzone è una stratificazione di linguaggi diversi, a volte lontanissimi, un collage pop anarchico e avvincente. Così ci troviamo sballottati nel tempo dalla voce di Carmen D'Onofrio, col suo timbro così anni ‘80 (un incrocio tra Alice, Rettore e Mannoia), e dall'utilizzo moderno di synth e campionatori.
Alessandro Romeo - Rivista Inutile
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La bravissima polistrumentista statunitense Amy Denio presta la voce nel trip-hop virato Sigur Ròs di Your Heavinly-twined limbs e dell’ermetica Si sveglia, poi ricama di sax il lucido ambient di Stereo a cassette (un pezzo quasi serio finchè non scopriamo che se “il nastro s’inceppa, la Nannini sembra un alpino”). Qui appare lo spettro vivido di Beth Gibbons e le armonizzazioni dei suoi Portishead, e anche altrove, in 3msc, e, nel secondo disco, nella stralunata Mogol e Panella e ne Il cielo è spoglio, uno stralcio di poesia, un fiore in una discarica.
Daniele Mengoli - Storia della musica
Il genere è un po' quello del rock demenziale, che non si discosta dalla forma-canzone, anzi usa proprio i motivetti sciocchi dai ritornelli facili per comunicare di tutto (e di più): satira e goliardia, dadaismo e il fantasma di Frank Zappa, ma anche, più o meno consciamente, la voglia di ergersi a versione sudista di Elio e le Storie Tese. Doppio album, 44 song e 44 i musicisti coinvolti, tra cui in quasi tutti i pezzi la calda voce della bella Carmen D'Onofrio.
Guido Michelone - Il Manifesto
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L'approccio è quello meta-pop, caustico e disorientante proprio di Alberto Scotti, Cinzia La Fauci e Carmen D'Onofrio, qui affiancati da quattro nuovi soci più ospiti quali Amy Denio e Flavio Giurato. La scrittura si è fatta però più lucida e sicura, con orchestrazioni ambiziose e tuttavia fruibilissime in una successione di colpi di genio (vedi il brano del titolo, sintesi di electro, dance 80 e flashback da Battiato a Rino Gaetano) e colpi al cuore (il canto siculo da brividi di n.79 Istituto marino – via ortopedico, convertito poi in italiano da Mario Castelnuovo), follie (cover da Mauro Repetto e Pippo Franco!) e micro-racconti urbani che, sotto sembianze macabre, farsesche o surreali, specchiano noi e il paese meglio di qualsiasi altro disco degli ultimi tempi. Un lavoro smisurato e vitale, in cui perdersi e ritrovare il filo, che stratifica con scioltezza trash pop e metrica canterburiana, no wave e poliziotteschi, Zorn e Tenco. Il White Album dell'Italia negli anni 00.
Vittore Baroni - Rumore
Carmen D'Onofrio: voce Flavio Giurato: voce Donato Epiro: flauto, chitarra


MORTE A 33 GIRI_2005
E allora si ripresentano in questo 2005 i Maisie e adesso sono in quattro: assieme ai fondatori del progetto Cinzia La Fauci e Alberto Scotti, giocano Paolo Messere, titolare dei Blessed Child Opera (riscoprite anche loro) e dell'etichetta Seahorse Recordings, che
co-produce il disco con Snowdonia, polistrumentista, arrangiatore, tecnico e produttore, e la cantante Carmen D'Onofrio, straordinaria, passionale, espressiva, voce meravigliosa che sa di sud, che è sud, che ogni parola che pronuncia diventa atto di amore e sentimento.
Nicola Mazzocca - Ondarock
Difficile indicare il segreto del successo di “Morte a 33 Giri”, semplicemente perchè le chiavi di volta sono più d'una: un buon inizio può essere costituito da qualcosa che va ben oltre la semplice adozione della lingua italiana, e cioè dal totale svisceramento, oseremmo dire dall'ostentazione, di quell'anima riconducibile alla semantica della popular music di casa nostra vista come centro del Mediterraneo, un'anima che trova nella D'Onofrio una straordinaria interprete, dal timbro sensuale e perfettamente complementare a quello impertinente della La Fauci. Di assoluto rilievo è anche l'impalcatura di tastiere ed elettronica allestita da un mirabolante Alberto Scotti, che rivela una rara capacità di introspezione e rigurgito postmodernizzante di decenni di electropop, no wave ed avanguardia, cui punto d'arrivo è la straordinaria capacità di rendere questo materiale sonoro assolutamente al passo con i tempi, e di pari passo assai palatabile.
Fabio Cagnetti - Kronic
Nichilismo, lettura “alternativa” del repertorio nazional-popolare italico, sperimentazione che spazia dai 60 fino ai giorni nostri, testi agrodolci e tanta voglia di fare: questa la ricetta Maisie.Per l'occasione al duo storico Cinzia La Fauci (voce e tromba) ed Alberto Scotti (tastiere, campionamenti e chi più ne ha più ne metta), s'aggiungono la voce partenopea, calda e variegata di Carmen D'Onofrio e la capacità di essere one man trio (chitarra, basso e batteria) di Paolo Messere (titolare del progetto Blessed Child Opera). Gente che sa il fatto proprio, insomma.L'italico cuore della melodia è onnipresente in tutto il disco, ma il quartetto, musicalmente, guarda fuori i nazionali confini. Immaginate una dicotomia Matia Bazar vs Syd Barrett, De Andrè vs il krauter rock, Battisti vs Tuxedomoon, Tenco vs Cure, questo e molto di più son i Maisie.Il sound Maisie spazia dal folk all'elettronica senza mai rimaner imbrigliato in definizioni stilistiche deterioranti, ma la freschezza e la capacità di estasiare con soluzioni, mai banali ed intelligenti, sono costanti in tutto il lavoro.
Rocco D'Ammaro - Alternatizine

Messina, maggio 2005 - Foto Raffaele Di Somma

Messina, maggio 2005 - Foto Raffaele Di Somma

Messina, maggio 2005 - Foto Raffaele Di Somma

Un capitolo a parte bisognerebbe aprirlo per "Sottosopra", scritta in maniera esemplare da Bugo, a cui sono bastate poche pennellate per riuscire a scrivere una canzone d'amore straordinaria, emozionante, struggente, tra voli morbidi, sole, cielo verde e lampioni. Suonata interamente da Paolo Messere (chitarre, basso, batteria e tastiere) e Carmen D'Onofrio (flauto sulla coda finale), cantata dallo stesso Bugo e Cinzia, a "Sottosopra" è impossibile trovare un difetto, anche dopo centinaia di ascolti. "Allargando le braccia" è l'ideale continuazione di "Sottosopra": quell'amore infinito, ideale o, forse, solo idealizzato, è terminato, o, meglio, ad essere terminato è soltanto il rapporto, perchè, in realtà, cantano Carmen D'Onofrio e Paolo Messere: "Di questo amore mai finito, rimane il sangue che scorre qui, accanto al cuore mai smarrito, io così vivo ripensandoti. Splendida ebbrezza, fai sì che la grazia su di noi ridiscenda, allargando le braccia, allargando le braccia".
Thomas Paulo Odry - Musicboom
BLESSED CHILD OPERA
LOOKING AFTER THE CHILD_2004
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Nel novembre 2004 esce il secondo album di Blessed Child Opera,, “Looking After The Child”, e il risultato è straordinario, tra spigoli post-rock, malinconie folk e influssi mitteleuropei. Nell’album sono presenti ospiti di rilievo provenienti dal mondo della classica contemporanea: Marco Pezzenati (primo percussionista), Giovanni Giugliano (contrabbasista), Fabio Centurione (violoncellista) – tutti facenti parte dell’Orchestra del Teatro S.Carlo di Napoli – e il soprano Carmen D’Onofrio (ex cantante degli Argine e ora nei Maisie).
Dall’iniziale Flashing Lights (melodia dal sapore indie anni ’80 per violoncello, slide guitar e chitarre acustiche) sino alla sorprendente conclusione di Her Januaries (sovrapposizioni di linee vocali, sintetizzatori e bleeps elettronici à la Wilco verso un finale che sa di antico), ogni cosa sembra essere al suo posto: ballate tra post-folk e Cure (The View, Blue Station, Paradise Found), momenti intimisti in punta di piedi (Kill The Moment e I Look Forward, tra Belle and Sebastian e l’inevitabile Drake), atmosfere sospese ed ipnotiche tra Lanegan e la Harvey (To reach peace, con la voce di Carmen D’Onofrio), toni acidi e stranianti (Starfish & Crowns, Too Much Snow, Pimba cattiva) e perfino rock (le reminescenze Radiohead / U2 di Escape Song e Pimba buona) convivono in questo lavoro senza offuscare la visione d’insieme. In sintesi, un disco di classe.
Antonio Pancamo Puglia - Sentireascoltare
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